Non 131 ma solo 80 caccia, ma i costi stimati non potranno che aumentare.
Cosa se ne fa il Paese Italia di 131 o 80 caccia F 35 ISF quando l'economia è sempre critica, il debito pubblico non si ferma, Standard & Poor lo declassa in BBB+ e l'esercito - nell'ambito della NATO - necessità il ricambio della flotta Tornado, F 16, AMX, AV88 Plus e similari?
i sostenitori del progetto USA e dell'acquisizione ridotta ad 80 esemplari mettono in campo le ricadute occupazionali degli aerei da combattimento JSF.
Il Ministro della Difesa, ammiraglio Giampaolo Di Paola, nel corso di una risposta ad una interrogazione sottolinea, infatti, l'apporto occupazionale.
Gli aerei F-35 - qualora il progetto non dovesse interrompersi e/o ritardare - arriveranno dal 2015 al 2025 il programma potrebbe determinare un indotto industriale per la costruzione, assemblaggio e manutenzione del velivolo, con l'impiego di 1.500 persone con prospettive di ulteriori 10.000 posti di lavoro.
Se nella sostanza il Governo - pur con qualche taglio - conferma l'impegno Italiano - nell'investimento militare da 15 miliardi di euro per l'F-35 Joint Strike Fighter (Jsf). Il ministro, si allarga il no ai cacciabombardieri.
L'intento è, nella più ampia riflessione ad un ripensamento radicale nella politica nazionale della Difesa e a una scelta decisa, per un drastico taglio alla Difesa se non per il disarmo e il rifiuto della violenza e dei conflitti.
Il Governo, al momento, non sembrerebbe ancora esprimere e/o valutare commenti sul dibattito aperto negli USA relativamente al programma F 35.
E' noto come al Pentagono e al Congresso USA circola un rapporto ufficiale che illustra, analizza e denuncia ritardi, inadeguatezza, extracosti sorti nella fase di collaudo e sperimentazione del cacciabombardiere.
Le capacità operative e la versatilità prestazionale originale - decollo breve, atterraggio verticale ed equivalenti - dopo molteplici verifiche in volo sarebbe stata ridimensionata se non del tutto compromessa.
Alcuni Paese partecipanti al faraonico programma , tra questi Norvegia, Canada e Australia, starebbero completando la procedura formale per la rinuncia e la cancellazione dei loro impegni.
data inserimento: Venerdì 13 Gennaio 2012