AIRMANSHIP





Riflessioni in volo
di Pietro Colucci

Il passeggero accanto a me, con aria annoiata, sfoglia il giornale che gli è stato appena offerto.
I motori dell'MD80 aumentano di regime, per rullare verso la pista di decollo.
A bordo si svolgono le normali operazioni, che per i passeggeri più assidui sembrano rituali senza senso.
Gli assistenti di volo mostrano l'uso delle dotazioni d'emergenza, che in pochi osservano, forse perché ne sono già esperti?
L'aereo si allinea in pista, i motori raggiungono la spinta di decollo, i freni vengono rilasciati.
Le luci dell'aeroporto iniziano a scorrere, veloci, al di là del finestrino.
Il rullaggio sulla pista è breve, la rotazione verso il cielo stellato interrompe la corsa del carrello che si retrae nel suo sicuro alloggiamento.
Siamo in volo.
I passeggeri continuano, nella atmosfera ovattata delle luci soffuse, a leggere il giornale, a parlare tra loro, indifferenti a quello che succede al di fuori della fusoliera.
I flaps vengono retratti ed il cielo striato di rosso accoglie l'aereo nelle sue profondità come un mare calmo al tramonto accoglie un delfino che si libera da una rete.
Chissà se qualche passeggero si chiede, in questi momenti, come è nato e come viene realizzato tutto questo?
La normalità del volo è un dato acquisito che non incuriosisce più, chi vola abitualmente.
Il viaggio aereo rientra nelle attività di servizio che ormai fanno parte delle prerogative umane, come è assodato che esiste l'aria per respirare.
Come ci si accorge dell'aria solo quando manca, così del volo si parla solo quando qualcosa non funziona o, peggio, quando un incidente riempie la cronache dei media.
Ma delle migliaia di voli che, senza problemi, solcano il cielo tutti i giorni nessuno parla.
Né di tutto quello che ha contribuito a far raggiungere questi livelli di "normalità".
Ogni volta che viaggio in aereo, come passeggero, non posso fare a meno di pensare che solo cento anni or sono il volo era una attività considerata qualcosa di ignoto, di impossibile, senza futuro.
Solo grazie ad una irrisoria percentuale di individui del genere umano, dotati di inventiva, intuizione e caparbietà, siamo riusciti a fare del volo un'attività "normale".
Appena cinquanta anni fà il volo di linea era riservato ad una cerchia ristretta di coraggiosi privilegiati, gli aeroplani derivavano da velivoli militari ed erano tanto spartani quanto rumorosi e limitati nelle prestazioni.
Nonostante tutto li si considerava mezzi affascinanti ed esclusivi, i pochi che potevano permettersi un volo erano guardati come fortunati segnati dal destino, soprattutto se riuscivano a tornare a casa.
Per non parlare dei Piloti che erano emuli degli eroi dei grandi poemi epici, che, sprezzanti del pericolo, si lanciavano verso l'ignoto attraverso un mezzo invisibile, quale è l'aria.
Faceva notizia un nuovo record di trasvolata atlantica o una nuova quota raggiunta.
Il mezzo aereo rappresentava l'orgoglio delle nazioni come massima espressione dell'intelligenza, la vittoria dell'umanità sulle forze della natura.
Gli Assistenti di volo erano gli angeli che assistevano il passeggero nel periglioso viaggio, cercando di alleviare gli inevitabili disagi, che erano come delle prove iniziatiche da sopportare per godere dell'ineffabile piacere del volo.
Gli Specialisti, che curavano e preparavano l'aereo al volo, erano dei "deus ex machina" che trovavano soluzioni insperate agli inconvenienti più strani, somigliando più ad orologiai che a tecnici specializzati.
L'aereo era una loro creatura ed a malincuore la lasciavano partire, in piena efficienza, preoccupati per le condizioni di volo che avrebbe incontrato.
Il Personale di scalo aveva una sorta di direzione di scena, dovendo mettere insieme tutti gli elementi per far eseguire la rappresentazione, che terminava con l'applauso dei passeggeri…all'atterraggio.
Ai nostri giorni, i passeggeri, annoiati da tanta "normalità" non ricordano o, forse, non sanno quante memorie sono legate ad ogni minima azione che porta al volo e di queste, alla fine, è interessato solo a che non vi siano ritardi nella consegna dei bagagli.
Ma chi deve mantenere la memoria storica del volo è chi opera dietro le quinte del moderno sistema del trasporto aereo, che pur offuscato dalla "normale " liturgia del lavoro quotidiano deve mettere in pratica l'eredità che gli hanno lasciato i pionieri dell'aria, a qualsiasi specialità fossero appartenuti.
Considerare il volo qualcosa di eccezionale gli conferisce un valore assoluto, che impone la massima attenzione da parte delle istituzioni e degli operatori, per sviluppare l'organizzazione necessaria affinché il sistema sia efficiente, ma senza dare per scontato l'esistenza di un'organizzazione.
In questo modo si riuscirebbe a condividere anche con i passeggeri quell'entusiasmo indispensabile a perpetuare questa eccezionale attività umana che è il volo, la cui prerogativa è la sicurezza, come è da cinquanta anni nelle nostre principali compagnie.
"L’11 settembre" ha portato, traumaticamente, all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale la sensibilità del settore del trasporto aereo e la sua eccezionalità.
La regolarità del servizio aereo aveva indotto a dimenticare che in gioco c’era la vita umana e che tutti coloro impegnati in tale attività erano custodi di una "etica" di cui si era perso il significato.
Quando qualcuno, privo di etica, si inserisce in un contesto sensibile i risultati possono essere catastrofici, oltre ogni possibile immaginazione.
Etica significa "non nuocere agli altri", ce ne dobbiamo ricordare, qualsiasi sia la nostra attività, solo con questo semplice concetto riusciremmo "a lasciare il mondo migliore di come l’abbiamo trovato".

Pietro Colucci è istruttore presso la divisione addestramento del gruppo Alitalia, ha volato in Avionova e conosce come pochi altri la normativa JAA. Questo suo contributo è una nota sulla necessità che tutti quei soggetti, indicati con la maiuscola, si riapproprino del loro ruolo attraverso una motivazione personale improntata al rispetto per l'attività di volo, attraverso la dedizione alla professione e al miglioramento di sé in modo che il lavoro non divenga sopraffazione e porti al vero rispetto per l'utente.

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