AIRMANSHIP
Estate Autunno 2000

Eziologia di un fuori pista

 

E' stata recentemente completata e resa pubblica la relazione finale dell'inchiesta formale sul serious incident avvenuto a Genova il 28 maggio del 1998.

Un MD80 si arrestò fuori della pavimentazione della pista, finendo per alcuni metri sulla superficie erbosa, in seguito ad una serie di fattori, l'ultimo dei quali fu l'aquaplaning.

La relazione è un elenco puntuale delle evidenze oggettive ma, secondo il nostro modo di vedere, si ferma alla superficie di queste evidenze e non approfondisce quali fattori abbiano provocato i comportamenti dell'equipaggio.

Resta in sospeso una domanda: quali furono le circostanze che indussero il comandante del volo, e, di conseguenza, il copilota ad effettuare un avvicinamento che presentava evidenti caratteristiche marginali, ovvero senza margine?

In mancanza di altri elementi, faremo delle proposte di possibili circostanze, certamente verosimili, che potrebbero far individuare una risposta a questa domanda.

Proponiamo, pertanto, la relazione finale dell'inchiesta formale aggiungendo delle evidenziazioni tipografiche che richiameremo commentandola. 

Il commento e le considerazioni sulla relazione sono espressioni di spirito costruttivo e non polemico, cioè sono finalizzati a fornire al lettore interessato elementi per pensare e per dare al professionista impegnato un contributo d'esperienza. (gli autori)

 

CAPITOLO 1° INVESTIGAZIONI

 

1.01 STORIA DEL VOLO

Il giorno 28.05.1998 l'aeromobile tipo MD 82 marche I  -  DAVX, di proprietà dell'Alitalia S.p.A., era programmato per l'effettuazione del volo di linea AZ 1393 Fiumicino  -  Genova.

Durante la pianificazione del volo l'equipaggio veniva informato dell'esistenza, nel settore nord - occidentale dell'Italia di un fronte freddo la cui presenza, peraltro, era già a conoscenza dei piloti avendo gli stessi effettuato precedentemente due voli sulla tratta Flumicino  -  Torino e viceversa.

Dopo aver effettuato le operazioni d'imbarco del carburante, dei passeggeri e dei bagagli, l'aeromobile iniziava il rullaggio per dirigersi alla pista di decollo; in questa fase l'equipaggio riceveva l'ultimo bollettino meteorologico relativo alla situazione sull'aeroporto di destinazione che era la seguente: 110/16 - 26 kts, visibilità 3000, RAIN, BKN 1000, OVC 4000.

Poiché la predetta situazione meteorologica non avrebbe consentito di atterrare né sulla pista 29, a causa dell'intensità del vento, né sulla pista 11, a causa della mancanza della necessaria visibilità, il comandante contattava il proprio coordinamento operativo al fine di organizzare l'eventuale riprotezione dei passeggeri, qualora l'atterraggio fosse avvenuto sull'alternato Pisa.

Durante la fase di crociera, il volo si svolgeva senza alcun problema. Al momento di predisporre la discesa a richiesta dei pilota la Torre comunicava la seguente situazione meteorologica: "vento 100/6 kts, visibilità 3000, RAIN, BKN 1200, OVC 4000".

Essendo mutate l'intensità e la direzione del vento che consentivano, in quel momento, l'utilizzazione della pista 29, l'equipaggio decideva di iniziare l'avvicinamento all'aeroporto di Genova.

Alle ore 13.29 l'Ente avvicinamento, contattato dall'aeromobile, forniva le seguenti informazioni:

"1393 Genova radar ident 4624 per identificazione, n. 1 siete identificati, la posizione 30 miglia SE di Genova VOR, proseguite diretti CMO scendere a 5000 piedi su 1011 QNH, transizione 85, la pista al momento…140/18 nodi, intensità massima 26 nodi, la pista è la 11, visibilità 3000 metri, pioggia moderata BKN 1200, OVC 4000 piedi temperatura 18".

Il comandante replicava:

"Copiato grazie, noi abbiamo l'ultimo della torre che comunque ci consentiva un avvicinamento per 29, proveremo ad arrivare giù per 29 se possibile".

L'operatore dell'Ente avvicinamento rispondeva:

 "Si, la torre poc'anzi ci ha informato che il lato est, la visibilità è ridotta, comunque ora sta passando, diciamo, un acquazzone, dovrebbe essere verso est".

Il comandante:

"Bene, copiato il tutto grazie, noi appunto ci posizioneremo per un finale 29 se avvisate anche se ci confermano l'ultimo vento precedente, verremo giù per 29".

L'Ente avvicinamento riservandosi di comunicarlo quanto prima, alle ore 13.31 LT comunicava:

"1393, per la pista 29 nessun problema, il vento è fino a quel momento [?] cambiato 150/16 nodi raffiche 26.

Il comandante rispondeva:

"Copiato poi, appunto, prenderemo l'ultimo in finale grazie".

L'Ente avvicinamento:

"Va bene lei comunque conferma che intende atterrare per la 29",

ricevendo la risposta dal comandante,

"Si faremo l'avvicinamento per la 29",

e l'Ente avvicinamento rispondeva:

"Bene".

Alle ore 13.37 l'Ente avvicinamento comunicava il seguente special: visibilità 1000, pioggia forte, BKN 1200, OVC 4000, successivamente, che l'aeromobile si trovava a 6 miglia dal contatto, ed era, come richiesto, autorizzato all'atterraggio e che il vento aveva un'intensità variabile tra 22/26 nodi e proveniva da 130.

Alla quota di circa 1000 ft, avendo condotto il velivolo, fino a quel momento, il primo ufficiale, il comandante rilevava i comandi, disinseriva l'autopilota, contattava la TWR per il finale e proseguiva l'avvicinamento manualmente.

In corto finale la Torre confermava l'autorizzazione all'atterraggio, riportando vento da 130/24 nodi ed informava che alla fine della pista l'anemometro segnalava vento da 130/12 con raffiche a 32 nodi.

Dopo la toccata, sebbene il pilota mantenesse i pedali dei freni a fondo corsa ed aumentasse l'azione dei reverse, il velivolo non riusciva a fermarsi entro la pista e terminava la corsa sul prato posto al termine dell'area di sicurezza delimitata dalla testata 11 e dallo svincolo R6.

I soccorsi venivano allertati dall'equipaggio di un aeromobile ATR 42 (volo AZ 1248) fermo al punto attesa per l'autorizzazione al decollo.

Il comandante spegneva i motori e, constatato che l'aeromobile non aveva subito danni apparenti, autorizzava l'uscita dei passeggeri dalla scala posteriore, che una volta aperta, si poggiava sulla pavimentazione.

 

1.02 DANNI ALLE PERSONE

Nessuno

 

1.03 DANNI ALL'AEROMOBILE

L'aeromobile veniva trainato presso il piazzale di sosta antistante l'aerostazione ed era sottoposto ad un'ispezione, al fine dell'accertamento di eventuali danni, che erano i seguenti:

danneggiamento ruote carrelli principali ed anteriore; rotazione carrello anteriore oltre il limite;

superamento limite EGT durante l'azionamento del reverse.

 

1.04 ALTRI DANNi

Nessuno

 

1.05 INFORMAZIONI SULL'EQUIPAGGIO

 

Comandante in possesso della licenza di pilota commerciale rilasciata nel 1987, Ultima visita medica effettuata 28.01.1998

Ore totali di volo: 5635  -  Ore di volo effettuate negli ultimi 90 giorni: 141.11  -  Ore di volo effettuate negli ultimi 30 giorni: 34.12  -  Ore di volo effettuate nelle ultime 24 ore: 3.20

Co - pilota in possesso della licenza di pilota di linea rilasciata nel 1996 Scadenza visita medica in data 18.12.1999

Ore totali di volo: 1865.21  -  Ore di volo effettuate negli 90 giorni: 164.47  -  Ore di volo effettuate negli ultimi 30 giorni: 59.3  -  Ore di volo effettuate nelle ultime 24 ore: 3.22

 

1.06 INFORMAZIONI SULL'AEROMOBILE

Velivolo costruito da McDonnel Douglas, Modello: MD 82, Anno:1990;

Classifiche d'impiego TPP, TPM, scuola

Marche: I - DAVX

Esercente: Alitalia S.p.A.

Certificato di navigabilità: n. 12490

 

1.07 INFORMAZIONI METEO

Le condizioni meteorologiche erano caratterizzate dalla presenza di un fronte freddo che interessava tutta la zona settentrionale dell'Italia e che faceva affluire una notevole nuvolosità costituita da cumuli, altocumuli e cumulonembi. Durante l'avvicinamento, venivano comunicati all'equipaggio alcuni bollettini che evidenziavano la seguente situazione:

pioggia moderata in atto, vento da 110°/140°, con intensità variabile 16/18 kts, raffiche a 26 kts.

 

1.08 COMUNICAZIONI TBT

Dall'analisi delle comunicazioni TBT avvenute prima con l'Avvicinamento e poi con la Torre di controllo dell'aeroporto di Genova si evince che tutte le comunicazioni si svolgevano normalmente e con regolarità.

 

1.09 INFORMAZIONI SULL'AEROPORTO

La pista dell'aeroporto di Genova è lunga metri 3025 e larga metri 45 con un orientamento 29/11 ed è dotata di un apparato per atterraggi strumentali (ILS) sulla pista 29.

A causa della presenza di alcuni ostacoli la soglia della pista 29 è spostata di 740 metri, riducendo a metri 2285 la lunghezza della pista disponibile per l'atterraggio.

 

1.10 REGISTRATORI DI VOLO (F.D.R. e C.V.R.)

L'aeromobile I - DAVX era dotato di un registratore di volo (F.D.R.) e di un registratore

delle voci e dei suoni in cabina di pilotaggio (C.V.R.).

Le registrazioni del C.V.R. non risultarono disponibili poiché all'aeromobile, dopo l'evento, fu fornita nuovamente alimentazione elettrica che, riattivando l'apparato, fece cancellare le registrazioni stesse.

Il Flight Data Recorder tipo Sunstrand p.n. 9804100 e s.n. 9737 dopo l'evento, fu prelevato dai tecnici dell'Alitalia e decodificato nel laboratori della compagnia.

 

1.11 INFORMAZIONI MEDICHE E PATOLOGICHE

Non pertinente poiché nessuno degli occupanti dell'aeromobile ha subito danni.

 

CAPITOLO 2°  -  ANALISI

li giorno 28.05.1998 l'aeromobile tipo MD 82 marche I - DAVX, in esercenza all'Alitalia S.p.A., era programmato per l'effettuazione del volo di linea AZ 1393 da Fiumicino a Genova, con orario di partenza previsto alle ore 13.45 (L.T.).

Durante la pianificazione del volo l'equipaggio veniva informato dell'esistenza, nel settore nord - occidentale d'Italia, di un fronte di aria fredda di cui, peraltro, era a conoscenza avendo già effettuato in precedenza due voli sulla tratta Fiumicino - Torino e viceversa.

La situazione meteorologica derivante dal predetto fronte era di nuvolosità stratificata, pioggia e vento forte, in particolare sull'aeroporto di Genova erano previste piogge durante il proseguimento della giornata.

Durante il rullaggio i piloti richiedevano l'ultimo bollettino dell'aeroporto di destinazione che era il seguente: vento con provenienza da 110° con intensità variabile da 16 a 26 kts, visibilità 3000, RAIN, BKN 1000, OVC 4000.

Poiché tale situazione non avrebbe consentito l'atterraggio né sulla pista 29 a causa del vento, né sulla pista 11 a causa della mancanza della visibilità minima, il comandante contattava il proprio coordinamento al fine di organizzare l'eventuale riprotezione dei passeggeri in caso di atterraggio sull'aeroporto alternato di Pisa.

Durante la fase di crociera il volo si svolgeva senza alcun problema e, a richiesta dell'equipaggio, veniva comunicata dalla Torre di controllo di Genova la seguente situazione meteorologica: provenienza dei vento 100° con intensità 6 kts, visibilità 3000, RAIN, BKN 1200, OVC 4000.

Poiché la diminuita intensità del vento consentiva l'atterraggio sulla pista 29, l'equipaggio decideva di iniziare l'avvicinamento all'aeroporto di Genova.

Durante la discesa e fino alla posizione di corto finale l'Ente avvicinamento manteneva aggiornato l'equipaggio di condotta circa le variazioni del bollettino meteorologico dal quale risultava che la situazione del vento era la seguente:

-         inizio discesa, provenienza 140° -  intensità 18/26 kts;

-         a nove minuti dal contatto, provenienza 150°  -  intensità 16/26 kts.

-         corto finale, provenienza 130°  -  intensità 24 kts raffiche a 32 kts a fondo pista.

Peraltro il comandante manifestava l'intenzione, successivamente ribadita, di atterrare per pista 29, presumibilmente in considerazione del bollettino ricevuto in precedenza dalla Torre.

Dopo la toccata, sebbene il comandante mantenesse i pedali dei freni a fondo corsa ed aumentasse l'azione dei reverse, la decelerazione non è stata sufficiente a far fermare il velivolo entro il limite della pista.

Negli ultimi trecento metri di pista sono state rilevate evidenti tracce di aquaplaning.

I passeggeri non subivano danni.

Dall'esame della decodifica del F.D.R. e dalla lettura delle comunicazioni TBT si possono ricostruire le fasi più significative del volo. In modo particolare quella in cui l'equipaggio decide di atterrare a Genova, allorquando il vento al suolo aveva un'intensità di 6 kts, nonché quelle relative alla fase finale e all'atterraggio.

A due minuti dal contatto, con il velivolo che si trovava ad una quota di 2000 ft, alla velocità di 173 kts e ad una distanza di 5.9 nm, il comandante adottava la configurazione di flaps 28° avendo valutato, durante il briefing d'avvicinamento, la possibilità che potessero verificarsi fenomeni di wind - shear durante la fase di corto finale.

Il contatto avveniva alla velocità di 146 kts alla quale si deve aggiungere una componente di vento in coda pari a 22 kts.

Il velivolo, pertanto, toccava terra trovandosi fuori dal limiti di vento consentiti dal manuale operativo (non oltre 10 kts di vento in coda) e con i flaps estratti a 28°, anziché 40°, configurazione derivante dalla possibilità dell'eventuale esistenza del fenomeno wind - shear.

La lunghezza della pista, peraltro completamente bagnata, non era sufficiente a far smaltire l'eccessiva velocità all'aeromobile, nonostante l'azione decisa sui pedali dei freni esercitata dal comandante e l'applicazione massima dei reverse.

E' possibile ipotizzare, infine, che durante la decelerazione si sia innescato un fenomeno di aquaplaning, causato dallo stato della pista completamente bagnata che si è potuto rilevare osservando le tracce lasciate sulla pista dalle ruote dell'aeromobile.

 

CAPITOLO 3°  -  CONCLUSIONI

3.1  -  EVIDENZE

3.1. 1     L'equipaggio era in possesso delle licenze ed abilitazioni in corso di validità necessarie all'esecuzione di quel tipo di volo;

3.1. 2     L'aeromobile MD 82 marche I - DAVX era certificato ed aveva effettuato tutte le operazioni di manutenzione in accordo alle norme;

3.1. 3     Al momento della partenza dall'aeroporto di Fiumicino, l'equipaggio era a conoscenza della situazione meteorologica esistente sull'aeroporto di Genova che lo rendeva non operabile;

3.1. 4     Durante il volo, al momento di decidere se atterrare a Genova o recarsi all'aeroporto alternato, veniva comunicato un miglioramento delle condizioni meteorologiche che avrebbero consentito l'atterraggio a Genova;

3.1. 5     I bollettini meteorologici comunicati successivamente, durante l'avvicinamento, segnalavano nuovamente condizioni non idonee all'atterraggio;

3.1. 6     La pista era bagnata;

3.1. 7     L'Ente del controllo dei traffico aereo di Genova non era in grado di fornire informazioni sullo stato fisico della pista a causa della mancanza di adeguati strumenti di rilevazione;

3.1. 8     Il vento, al momento dell'atterraggio, era proveniente da 130° con intensità 24 kts.

 

3.2  -  CAUSE

Alla luce delle varie evidenze e delle analisi sviluppate in precedenza, la commissione ritiene di poter trarre le seguenti conclusioni

3.2. 1     Il grave inconveniente occorso, in fase di atterraggio  presso l'aeroporto di Genova, all'aeromobile tipo MD82 marche I - DAVX è stato causato dalle condizioni di  vento che, nella fase finale del volo, era intenso e  proveniente da una direzione non consona a quella  d'atterraggio.

3.2. 2     Causa contributiva dell'evento è risultato il fenomeno di aquaplaning derivante dallo stato della pista, completamente bagnata, ed instauratosi durante la corsa  di decelerazione.

 

CAPITOLO 4°  -  RACCOMANDAZIONI

La dinamica dell'evento ha suggerito alla commissione di proporre le seguenti raccomandazioni:

Raccomandare alle compagnie di navigazione di enfatizzare, nel l'addestramento dei propri equipaggi, il rispetto dei limiti operativi.

Raccomandare agli enti competenti di attivarsi affinché gli aeroporti siano dotati di strumentazione idonea alla rilevazione della contaminazione della pista, anche in caso di pioggia, al fine fornire la necessaria informazione agli equipaggi al momento del decollo e dell'atterraggio.

 

 

 

 

Commenti e considerazioni

 

No pilot may gather all experience from his own error. He must learn from errors of others.

 

Dalla relazione non è certamente possibile comprendere le ragioni del comportamento del comandante e del pilota di questo MD80.

La relazione è realmente formale. Soddisfa, forse ed involontariamente, esigenze di equilibrio politico, di rapporti con la compagnia, con gli enti che hanno avuto parte nello scenario: il controllo ATC, la Direzione Aeroportuale, il Coordinamento di Compagnia, gli stessi piloti coinvolti.

Gli effetti, i danni, furono certamente minimali ma anche la relazione è stata minimale.

Il comandante, il copilota avranno certamente tratto dall'evento un duraturo insegnamento ma non per le risultanze dell'inchiesta e per le raccomandazioni, bensì perché hanno vissuto la circostanza sulla propria pelle e con il senno di poi hanno fatto la loro analisi retrospettiva. Ma gli altri piloti che cosa possono imparare?

Non certo che debbono essere rispettati i minimi operativi, questa non è una novità che può emergere dall'analisi di un incidente aeronautico; anche se sembrerebbe che l'equipaggio di condotta abbia ignorato i ripetuti riporti di condizioni meteo che evidenziavano un vento in coda per 29 fuori limiti.

Inoltre i piloti non debbono aspettarsi la disponibilità di informazioni riguardanti lo stato della pista quando piove, ma di questo parlerò alla fine.

Per capire da che cosa un pilota deve guardarsi in seguito all'analisi di questo evento è necessario chiarire alcuni punti della relazione. Tali punti sono stati tipograficamente evidenziati nella relazione per una rapida individuazione.

 

Severe weather environment: un'ipotesi realistica

Oltre alle puntualizzazioni faremo delle ipotesi di scenario che potrebbero essere una spiegazione al comportamento dei piloti. In mancanza della registrazione dei dialoghi in cabina e delle testimonianze dei piloti [che avrebbero potuto fornire ragioni per la decisione a proseguire l'avvicinamento], siamo costretti a immaginare delle circostanze che riteniamo verosimili e che, comunque, non contrastano con quanto è riportato nel rapporto finale.

Le condizioni meteo sull'aeroporto di Genova e sulla zona di controllo che lo comprende erano state già osservate dai piloti nella tratta precedente. Erano di forte intensità ma potevano far supporre un probabile miglioramento? [resta un ipotesi]

La ricezione dell'ultimo bollettino [di quale ora?] prima del decollo indicava una condizione di non operabilità e con il coordinamento operativo veniva predisposta la riprotezione dei passeggeri in caso di eventuale dirottamento a Pisa.

Sarebbe stato interessante conoscere il tenore della comunicazione e l'invito implicito che spesso è presente in certe frasi di "quelli che stanno a terra" per capire che tipo di sollecitazione poteva aver subito l'equipaggio.

Sapete di che cosa si tratta. Frasi del tipo: "Ci vorrà un po’ di tempo per predisporre i mezzi" "Farete del ritardo" "Dovrete aspettare i passeggeri in partenza" "Se migliora a destinazione sarebbe meglio che…." eccetera, eccetera.

Ma questo elemento non era disponibile per l'investigazione e testimonianze a riguardo non sono state raccolte. [resta quindi un ipotesi]

All'inizio discesa viene ricevuta dalla Torre una condizione di atterrabilità per la pista 29 [strumentale] con vento ampiamente nei limiti.

L'assenza di questo messaggio o una sua diversa valutazione probabilmente avrebbero evitato l'evento.

La fase di discesa verso Camogli è di breve durata ed il tratto si fonde immediatamente con l'Initial Approach.

Nelle comunicazioni con il controllo d'avvicinamento che smentiscono il bollettino di Torre, il comandante risponde che comunque intende proseguire perché ha "l'ultimo della Torre".

Si può notare che in tutte le comunicazioni mancano i gruppi orari del bollettino o dell'osservazione meteo e l'unico riferimento temporale è: al momento, l'ultimo, ecc.

Si può quindi desumere una probabile forte convinzione [mind set] dell'equipaggio a dar credito al messaggio della Torre, come se la presenza dell'operatore sul campo fosse stata di maggior conforto riguardo all'affidabilità di quanto riportato, come se fosse stata presente una forte convinzione che detto operatore avesse una visione più aderente alla realtà. Anche il controllore d'avvicinamento sembra rafforzare questa convinzione quando dice: "Si, la torre poc'anzi ci ha informato che il lato est, la visibilità è ridotta, comunque ora sta passando, diciamo, un acquazzone, dovrebbe essere verso est".

Una comunicazione dalla sintassi scorretta, oltre che involuta, quindi "rumorosa", dalla quale i piloti possono intendere che il controllore d'avvicinamento è solo un tramite per le informazioni meteo.

Ma ad un certo punto, nonostante le comunicazioni non esaurienti, avrebbe dovuto essere ben chiaro che l'operazione era fuori limiti.

Perché l'equipaggio ha proseguito?

Questo è uno di quei casi che avrebbero potuto essere compresi meglio se fosse stata disponibile la registrazione delle comunicazioni in cabina tra i piloti. Pertanto proseguiamo con lo scenario ipotetico [neanche tanto] di severe weather.

 

Il radar meteo di bordo

E' verosimile che la situazione temporalesca in atto fosse osservata dai piloti e dal comandante in particolare, sul radar di bordo. E' noto [almeno spero] che il radar è generalmente ottimista [cioè la realtà è peggiore] quando si effettua lo scanning da una quota elevata e che gli echi più intensi possono confondersi con il terreno, specialmente con l'orografia di Genova.

Quindi è verosimile che il comandante abbia avuto una visione chiara della dislocazione dei nuclei temporaleschi "impenetrabili" [nessun eco oltre il black hole o il magenta] solamente quando era in avvicinamento a Camogli e che si rendesse conto solo allora di non avere possibilità di effettuare il percorso di mancato avvicinamento né altro percorso alternativo, essendo fuori discussione altri percorsi a causa dell'orografia.

E' verosimile che l'equipaggio si sia trovato in una situazione senza margine in cui ha dovuto scegliere tra:

-         interrompere l'avvicinamento e volare attraverso echi radar di livello "severe" con tutte le incognite che ne conseguivano, o

-         proseguire con il terreno, l'aeroporto e poi la pista che si cominciavano a vedere nella pioggia forte, in assenza di turbolenza, dato che il vento non proveniva dai quadranti nord ed avendo assunto, anche se non fondatamente, che la condizione poteva migliorare e che il margine per l'arresto in pista, pur se "bagnata", sarebbe stato sufficiente.

La scelta tra le due opzioni non può essere giudicata a posteriori.

Se in fase di riattaccata l'aeromobile avesse incontrato quella che viene definita massive water ingestion e avesse subito il flame out dei motori, o se avesse subito danneggiamenti per severe o extreme turbulence, se avesse, in definitiva, subito conseguenze che possiamo ritrovare in tanti disastri per severe weather avvenuti negli ultimi trent'anni, si sarebbero levati certi giudizi e non altri.

(Andate a vedere una serie di esempi di severe weather operations illustrati in altra parte di questa edizione.)

Se invece avesse subito qualche scrollata e fosse atterrato a Pisa non ci sarebbe stata necessità di dare giudizi.

Come vedete è molto facile a posteriori valutare i vari possibili scenari ed alternative. Provate a farlo con la responsabilità della missione, dei passeggeri, dell'aeromobile, in un time - frame di cinque minuti (il tempo che avete impiegato per leggere non più di metà di questo articolo) in cui le informazioni devono essere continuamente rivalutate e le possibili alternative confrontate ed aggiornate mentre si è impegnati a comunicare con il controllo, con l'altro membro d'equipaggio, con l'aeromobile [radar meteo, VHF, radioaiuti, configurazioni, impianti, check list].

E' verosimile che, confrontando la visione [certa] di essere intrappolati da echi intensi, con la probabilità [o la speranza] che il vento avesse un calo di intensità in finale, la decisione per quello che appariva il male minore, proseguire l'avvicinamento, avesse la prevalenza.

E' verosimile che, in finale, avendo deciso per la prosecuzione fino all'atterraggio, l'equipaggio si sia concentrato sulla massima accuratezza di condotta per una toccata decisa entro la zona di contatto e che solo la presenza di acqua sulla pista abbia guastato il risultato innescando l'aquaplaning.

 

In un quadro comportamentale così configurato appare evidente una forte consapevolezza dell'equipaggio rispetto al pericolo di penetrare l'area temporalesca rilevata dal radar ma non altrettanta consapevolezza riguardo alle informazioni sul vento e sulla contaminazione della pista.

 

Analisi delle informazioni

Il bollettino meteorologico viene generalmente inteso dagli operatori [non dai meteorologi] in termini deterministici.

In altre parole si tende ad attribuire una precisa corrispondenza della condizione che verrà incontrata lungo il sentiero di volo a quella descritta dai valori di vento, visibilità, copertura, precipitazione, ecc..

Viene presa come un'informazione esclusivamente quantitativa.

Il personale di terra delle compagnie, scalo e assistenza voli, assume rigidamente l'informazione meteo secondo questa modalità per le operazioni scontrandosi spesso con l'atteggiamento conservativo dei piloti, a meno che una certa esperienza operativa non ne modifichi l'atteggiamento.

I piloti e, in particolare, i comandanti [con airmanship consolidata] tendono ad assumere con l'esperienza [propria e degli altri] un approccio più probabilistico, cioè qualitativo, con l'informazione meteorologica.

D'altra parte l'informazione meteo viene prodotta attraverso un processo di composizione modulare di diverse rilevazioni [diverse per luogo e per istante e mediate per essere congrue con la tendenza nel tempo] e viene somministrata in "pacchetti" orari. La stessa rilevazione del vento subisce un'integrazione dei valori rilevati in un intervallo di tempo e, quando possibile, rilevati da sensori collocati in diverse posizioni; l'informazione può essere quella del vento medio dell'intervallo o essere il valore massimo qualora vi siano punte di vento decisamente superiori.

Non entreremo nel merito dei valori ma, grosso modo, a causa della digitalizzazione dell'informazione rispetto all'indicatore analogico che una volta era presente in Torre, si può incappare in differenze di 60° nella direzione di provenienza e di oltre 15 nodi nell'intensità. Questo avviene maggiormente in zone con particolare orografia e in condizioni di passaggio di fronti temporaleschi.

Pertanto la valutazione del vento deve essere fatta come dicevano i "vecchi piloti" a "cravatte". Che vuol dire visione di insieme, "non perdere il bosco per visualizzare l'albero". Quindi margine cautelativo nella consapevolezza dell'indeterminatezza.

Questa considerazione non va, però, applicata in senso estensivo, non deve essere intesa come legittimazione ad operare con valori riportati eccedenti i limiti nella valutazione che in realtà i valori attuali possono essere inferiori.  Non può, in altre parole, essere la ragione che fa proseguire l'avvicinamento, né credo che in questo caso lo sia stata.

Questo approccio probabilistico all'informazione avrebbe dovuto, invece, far scartare l'informazione ottimistica della Torre all'inizio discesa, una rilevazione temporanea di breve durata, un intervallo breve che può capitare durante fenomeni di forte intensità.

Informazioni più affidabili sulle condizioni complessive nella zona di controllo di Genova, che avrebbero potuto essere date con un radar meteorologico a terra, avrebbero anticipato il quadro drammatico che i piloti hanno potuto constatare sul loro radar solo in avvicinamento a Camogli.

In tal caso il completamento del volo sull'alternato [Pisa] avrebbe dovuto avvenire senza ripensamenti. Ma le condizioni organizzative e gli accordi con il coordinamento e gli scali favorivano realmente questa decisione?

 

L'acqua in pista

Per l'acqua in pista il discorso è analogo e, per certi versi, ancor più probabilistico.

L'ICAO prevede dei criteri precisi secondo l'annesso 14  - Aerodromes e i vari documenti attinenti al progetto e alla costruzione delle piste.

La superficie deve avere forma, consistenza e costruzioni accessorie [canali di scolo, ecc.] tali da drenare l'acqua impedendo la formazione di pozzanghere o depositi localizzati. Se l'aeroporto è interessato frequentemente da precipitazioni intense può essere previsto il grooving della superficie.

In ogni caso la pista deve drenare l'acqua, in caso di intensa precipitazione, in modo da evitare quanto più possibile la condizione standing water:

A questo proposito le piste vengono periodicamente ripulite del deposito di gomma lasciato dalle ruote degli aerei, che oltre ad aggravare la condizione di mancanza di attrito, impedisce all'acqua di drenare.

Infine, a causa della dinamica del fenomeno, acqua che cade in rapporto all'acqua che viene smaltita, e del fatto che il fenomeno non è affatto uniforme per tutta la lunghezza di pista, è impossibile misurare e fornire un coefficiente d'attrito affidabile per stabilire le performance di frenata dell'aeromobile.

Viceversa i depositi solidi come la neve mista ad acqua (slush), la neve bagnata (wet snow) o la neve farinosa (dry snow), permangono in pista per un tempo sufficiente a localizzarne l'entità, la riduzione del coefficiente d'attrito e lo spessore ed a comunicarne i dati in formato operativo ai piloti.

Pertanto costituirebbe uno spreco di risorse l'utilizzazione di automezzi con rilevatore di coefficiente d'attrito per acqua in pista quando piove per confezionare messaggi operativi. Questo automezzo, il Saab Friction Testing Vehicle, che fu adottato anni fa dagli Aeroporti di Roma e dalla SEA su Linate, è valido in caso di slush e neve mentre può servire a determinare se i depositi di gomma in pista, dopo averla bagnata artificialmente, devono essere rimossi perché il coefficiente d'attrito è al di sotto dei limiti previsti dall'annesso 14 e dai documenti di riferimento.

Qualche pilota ha suggerito agli Aeroporti di Roma di rilevare l'azione frenante quando piove, in seguito all'incidente del Cagliari - Roma dello scorso anno. Non so da qual pilota sia venuta questa indicazione ma è invitato ad approfondire l'annesso e i documenti citati, quanto all'esperienza che dovrebbe avere per le operazioni in linea effettuate in tanti anni, evidentemente ha avuto fortuna.

   Diversi anni or sono, quando ai piloti venivano forniti molti più elementi di conoscenza, erano riportati sul Route Manual  -  Meteorology, i criteri per stabilire l'entità del deposito d'acqua o il tipo di deposito solido sulla superficie della pista.

Occupiamoci dell'acqua perché è quella che si incontra più spesso.

In caso di pioggia la pista può essere bagnata o allagata (in modo uniforme o a chiazze in funzione del manto). La differenza dipende dal rapporto tra intensità di precipitazione e potere drenante. E' possibile stabilire visivamente in modo estremamente semplice se ci si trova di fronte a condizione wet oppure standing water. Se sta piovendo, su acqua che ristagna le gocce di pioggia cadendo formano i classici circoletti, proprio come sulla superficie di uno stagno mentre ciò non avviene su pista wet. Se ha smesso di piovere l'indicazione che ci dice che l'acqua ancora ristagna è il riflesso del cielo o di altre immagini sulla superficie delle pozzanghere. Non ci sono riflessi nitidi se la superficie è solo bagnata.

Sembra la scoperta dell'acqua calda eppure è una valutazione che chiunque dovrebbe fare anche quando guida l'auto.

Ove la superficie della pista è scevra da depositi gommosi la condizione wet non dovrebbe comportare cautele aggiuntive oltre alle limitazioni determinate in sede di certificazione.

Ove esistano tali depositi, ad esempio sulle testate, le cautele supplementari devono essere valutate in funzione dell'operazione [eventualità di frenata in corrispondenza di queste zone].

Se l'acqua è stagnante [standing water] vuol dire che sta piovendo con un tasso di precipitazione che supera la capacità di smaltimento della pista.

Di solito le condizioni delle piste ben progettate, costruite e mantenute non permettono allo spessore d'acqua di superare i valori massimi di standing water ammessi per le operazioni, a meno che non vi siano forti rovesci (heavy showers) o si operi in aree tropicali o dove si incontrano i monsoni. Queste sono tutte condizioni che suggeriscono di dilazionare il decollo se ancora a terra, o di attendere in volo se in sequenza per l'atterraggio. Quel tanto che basta affinché venga smaltita la massa d'acqua. Ed i tempi previsti dall'ICAO sono congrui con le esigenze di continuità delle operazioni. Quanto alla possibilità di trovare standing water al contatto le tecniche d'atterraggio e di arresto previste in questa condizione [velocità corrette, assetti stabilizzati, configurazioni coerenti, ecc], se bene applicate, sono tali da evitare l'innesco di aquaplaning.

Da tutto questo deriva la inutilità pratica di rilevare attraverso un automezzo dedicato una cosa talmente variabile come il coefficiente d'attrito quando piove.

Ma ad ulteriore dimostrazione che non è questo il criterio per risolvere il problema va detto che in nessun paese del mondo viene misurato il coefficiente d'attrito con pista bagnata o allagata per pioggia forte. Eppure incidenti in queste condizioni ce ne sono stati a centinaia ma nessuna commissione d'inchiesta ha raccomandato mai niente di simile. Mentre è stata frequentemente raccomandata l'istituzione di pilot reports in formato idoneo, cioè con un linguaggio codificato che rappresentasse un'informazione utile per i piloti che sono in sequenza nell'operazione di atterraggio. Ovviamente se si è primi in sequenza è necessario adottare quelle cautele supplementari derivanti da quanto detto fin qui e resta comunque il fatto che anche il pilot report va preso con beneficio di inventario.

 

Le conclusioni della commissione di inchiesta

Forse tra le evidenze sarebbe stata più corretta la dizione di pista bagnata, con acqua stagnante a tratti anche se dalla condizione di pioggia riportata la pista avrebbe dovuto essere quasi tutta ricoperta da un velo uniforme d'acqua [standing water].  Inoltre, a prescindere dalla conoscenza di questo evento, dalla sua dinamica e da quanto appare nella relazione, l'evidenza che mancano mezzi di rilevazione di coefficiente d'attrito, è certamente evidente ma completamente ininfluente.

Del coefficiente d'attrito abbiamo detto. Per misurare lo spessore d'acqua basterebbe un righello. Ma gioverebbe?

Le cause sono corrette ma mancano le concatenazioni a monte ed un approfondimento dei comportamenti di fronte all'evidente [questa certamente] intenzione di proseguire nonostante che l'equipaggio avesse ricevuto bollettini peggiorativi rispetto a quello dato dalla Torre all'inizio discesa.

Le raccomandazioni avrebbero dovuto comprendere la necessità di una corretta fraseologia radiotelefonica riguardante la trasmissione dei dati meteorologici, cioè che fossero accompagnati dal gruppo orario.

La raccomandazione di avere mezzi di rilevazione ha la stessa critica fatta sopra.

Invece sarebbe stato utile raccomandare l'installazione di un ATIS con possibilità di emissione di special report a scadenze brevi in caso di severe weather.

Sarebbe stato utile raccomandare la installazione di radar meteorologico di terra con display degli echi sulla stessa consolle del controllore radar d'avvicinamento al fine di poter fornire un servizio di informazione sulle aree temporalesche più intense o da evitare [con responsabilità del pilota dell'uso dell'informazione, naturalmente].

 

Come potete constatare dalle considerazioni proposte è possibile che una serie di circostanze che non compaiono nella inchiesta formale siano all'origine della decisione dell'equipaggio di proseguire verso un avvicinamento con vento oltre i limiti legali. Altrimenti bisognerebbe supporre che i piloti fossero "sordi" alle varie comunicazioni del controllo d'avvicinamento.

L'insegnamento che se ne può trarre, in definitiva, è che queste circostanze avrebbero richiesto l'adozione di una approccio più conservativo da parte dell'equipaggio, una adeguata strategia del margine.

 

 

 

 

   

 

                                       

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