Sul numero 2/2012 del periodico di ANACNA – Associazione Nazionale Assistenti e Controllori della Navigazione Aerea – leggo con immenso, sincero piacere e compiacimento che in data 2 Luglio l’Amministratore Unico Dr. Massimo Garbini dell’ENAV – Ente Nazionale Assistenza al Volo SpA – Società con unico azionista il Tesoro, ha reso noto con una propria “Comunicazione di Servizio”, titolata “Just Culture Policy”, che «ENAV … s’impegna con il presente documento e limitatamente al proprio ambito di attività, ad adottare il principio universale della “Just Culture”:
- Proteggendo la privacy di chi riporta, secondo i principi propri della confidenzialità di Safety e quelli della normativa in vigore;
- Utilizzando qualsiasi informazione raccolta, prima e dopo la segnalazione, ad uso esclusivo della Safety;
- Non adottando provvedimenti pregiudizievoli nei confronti del personale che riporta fatti ed informazioni relative alla Safety.
Tale policy non si applica ai casi di mancato riporto, violazioni dolose o negligenza professionale, che non saranno pertanto in nessun modo tollerati».
Questo atto della Società ENAV contenente una tale decisione, a lungo perseguita da IFATCA e dalla nazionale ANACNA, non fa che accogliere e rendere operante in ambito societario l’indirizzo di fondo dettato dall’ICAO Annex 13 (ref.:-“The Standards for Accident Investigation”) a TUTTI I PAESI MEMBRI, che su sollecitazione universale del comparto aeronautico internazionale, ha da tempo auspicato che le legislazioni di TUTTI I PAESI CONTRAENTI LA CONVENZIONE di CHICAGO accolgano nel loro ordinamento giuridico/giudiziario il sacro ed universale principio della “Cultura dell’Equità”.
Cultura questa intesa come giusta protezione di tutti coloro che, addetti ai lavori ad alto rischio autorizzato (medici, piloti, controllori, Forze dell’ordine, ecc.) prestano la loro opera e che pur applicando la professionalità acquisita attraverso la preparazione e l’addestramento, in buona fede possono sbagliare al pari di tutti gli altri esseri umani – in quanto umanamente fallibili.
A questa encomiabile iniziativa di ENAV, che speriamo venga presto accolta anche dal potere politico, da quello legislativo e da quello giudiziario nazionale, secondo gli indirizzi comunitari in materia, il Segretario Nazionale di ANACNA ha voluto prontamente, in data 7 Luglio, dare il giusto apprezzamento al Dr. Garbini, peraltro proveniente dalla gavetta e giunto meritatamente al prestigioso incarico che gli è stato affidato.
A tale ultima espressione di apprezzamento, il Dr. Garbini ha voluto dare maggior risalto facendo seguire una nota di commento ed approfondimento che è stata debitamente pubblicata a seguire sempre sul numero 2/2012 del periodico di ANACNA, quale ulteriore «considerazione aggiuntiva su tale importante tema».
Pertanto, a chiarimento di quanti “benpensanti manettari” in ambito giudiziario intendano arroccarsi sui vetusti principi della “blame culture” nei confronti di tutti coloro che, lavorando onestamente, possano incorrere in qualche “incidente di percorso”, il più delle volte addebitabile invece a fallimenti della tecnologia (di cui si fa assurdo abuso per rimpiazzare l’uomo !) o addirittura dell’organizzazione di cui l’operatore di prima linea fa parte, ritengo meritevole d’esser qui riprodotta per esteso la nota aggiuntiva del Dr. Garbini:-
«Vorrei iniziare questa mia breve nota con un ringraziamento ad ANACNA che, esprimendo il suo apprezzamento per la recente comunicazione relativa alla Just Culture Policy di ENAV, mi offre la possibilità di fare qualche considerazione aggiuntiva su questo importantissimo tema.
Negli ultimi anni ENAC, fermo restando il rispetto della normativa vigente nel nostro Paese, ha promosso e sostenuto con forza l’adozione dei principi della Just Culture (anche nota come “Cultura dell’equità”) presso tutte le sedi deputate all’implementazione sistemica del concetto. Con il rilascio di questa Policy la Società ha voluto cogliere, ancora una volta, l’opportunità per riaffermare ed evidenziare il bisogno urgente di consolidare un bilanciato set di principi ed un effettivo equilibrio fra le esigenze di continuo miglioramento della Sicurezza nel trasporto aereo e quelle dell’amministrazione della Giustizia.
In passato, alle stringenti esigenze di prevenzione degli eventi si è spesso contrapposta la cosiddetta “cultura della colpa” ( anche nota come “Blame culture”) che, influenzando la gestione della Safety e della Giustizia in chiave sanzionatoria, ha condizionato negativamente la cultura del reporting ed il processo di identificazione delle reali cause e delle efficaci azioni di mitigazione necessarie a prevenire il ripetersi di alcuni tipi di eventi Safety-related è stato quasi sempre ricondotto a fallimenti della tecnologia o al più comodo capro espiatorio noto come errore umano.
Questo approccio, che ha addossato alla tecnologia o al singolo operatore compiti e/o responsabilità a volte decisamente dilatati, è ormai riconosciuto, in diversi ambiti, come superato e fortemente dannoso per la stessa Safety.
Per questo motivo, negli ultimi anni il dibattito sul tema della “Just Culture” si è fatto sempre più forte ed è ormai riconosciuto, a diversi livelli e non solo in campo aeronautico, che un efficace Sistema di Gestione della Safety si fonda principalmente sulla tempestività dell’azione investigativa e sulla piena e pro-attiva partecipazione del personale.
Per ottenere questi obiettivi, ENAV ritiene che va sviluppata una Just Culture che deve fare riferimento ad un modo di pensare la Safety che promuove l’attitudine a porsi domande, che è resistente all’autocompiacimento, che punta all’eccellenza e che favorisce sia la responsabilità personale che l’autoregolamentazione aziendale in materia di Safety. La Just Culture risulta quindi sia attitudinale che strutturale, essendo collegata agli individui e all’organizzazione. Essa deve aiutare a favorire l’apprendimento e qualsiasi evento Safety-related, soprattutto relativo ad errori umani o organizzativi, deve essere considerato innanzitutto come un’eccellente opportunità di miglioramento utile ad evitare l’accadimento di eventi più seri. Va da sé che l’adozione di questi importanti principi può anche aiutare tutti i dipendenti della Società ad individuare meglio le proprie responsabilità e a comprendere il proprio ruolo e le motivazioni personali.
In questo ambito ENAV, nel favorire trasparenza e condivisione delle esperienze con i suoi professional, si è impegnata, con la comunicazione relativa alla Just Culture, a proteggere la privacy di chi riporta un evento utilizzando le informazioni raccolte ad uso esclusivo della Safety e a non adottare provvedimenti pregiudizievoli nei confronti del personale che riporti informazioni utili alla prevenzione degli incidenti e degli inconvenienti.
Allo stesso tempo occorre evidenziare che, in linea anche con i preminenti orientamenti e modelli europei, l’adozione dei principi della Just Culture da parte di ENAV esclude i casi di mancato riporto, le violazioni dolose o quei casi di negligenza riferiti ad azioni di colpa grave, a ripetute violazioni intenzionali o condotta illecita in evidente disprezzo delle comuni regole di prudenza e diligenza.
Detto questo, non bisogna nascondersi che l’adozione globale dei principi di riferimento della Just Culture richiede un processo di medio/lungo periodo che passa anche per una maggiore interazione fra la nostra Società ed il Sistema Giudiziario dello Stato, affinché queste due entità non agiscano come parti contrapposte, ma convergano verso il medesimo traguardo: garantire la sicurezza della gestione del traffico aereo attraverso il rispetto di regole codificate, sanzionando eventuali comportamenti illegali, gravi negligenze o intenzionali violazioni della normativa di riferimento.
Il mio personale auspicio è che questo contributo della Società possa essere un’ulteriore spinta a proseguire la discussione su questi importantissimi temi nell’ottica di possibili sviluppi dell’impianto legislativo che consentano il pieno accoglimento nel nostro Paese dei principi e dei valori della Just Culture».
Ora, che ENAV SpA abbia fatto ufficialmente proprio questo importantissimo principio che va lentamente ma irreversibilmente affermandosi nella società civile internazionale, è cosa “buona e giusta”, ma vorremmo vedere analoga iniziativa avanzata dal Ministro di Grazia e Giustizia, con una proposta di legge originata a livello parlamentare, per i necessari passi legislativi che realizzino anche in Italia quella che è la regolamentazione comunitaria (ref.:-“EU Regulation 996/2010”) in materia.
Intanto però, da subito, il Ministro pro-tempore potrebbe promuovere una propria azione nei confronti del Potere giudiziario nazionale, in modo da convincerlo a non sprecare il pubblico denaro alla caccia inesorabile di chi, lavorando onestamente, sia stato indotto in fallo da ben altre possibili circostanze tecniche che non quelle - a prima vista - attribuibili all’errore umano di distrazione o di incompetenza, giudizi tranciati per lo più da esperti e saccenti consulenti auto referenziati che si propongono ai PM per assecondarne i teoremi prestabiliti.
Comunque, ad imitazione di quanto precisato dal Dr. Garbini, anch’io intendo precisare che non intendo assolutamente difendere alcuno che nella sua prestazione professionale si conceda atti di negligenza o di violazioni dolose e che non siano dimostrabili ed attribuibili ad altre responsabilità nascoste nel sistema di cui l’operatore fa parte
data inserimento: Martedì 21 Agosto 2012