Si è recentemente conclusa una campagna di esperimenti organizzata da tre partners (esayJet, vettore inglese, Airbus Industries e Nicarnica Aviation) e la partecipazione dell’Università di Dϋsseldorf volta a concludere un annunciato periodo di test della tecnologia AVOID (Airborne Volcanic Object Identifier end Detector), per il rilevamento in tempo reale della cenere vulcanica da parte di un aeromobile in volo.
Il sistema Avoid, creato dal dottor Fred Prata di Nicarnica Aviation (Norway), utilizza tecnologia ad infrarossi integrata sull'aeromobile per fornire le immagini a piloti e ad un centro a terra di controllo. Le immagini consentiranno ai piloti in volo di crociera di vedere la nube di cenere da un massimo di 100 km di distanza dall'aeromobile e ad altitudini comprese tra 5.000 e 50.000 piedi, permettendo loro di apportare aggiustamenti alla rotta per evitare qualsiasi nube di cenere. Il concetto è molto simile a quello dei radar meteorologici, che vengono utilizzati su tutti gli aeromobili commerciali.
Per il test finale è stato utilizzato un aeroplano cargo militare A400M di Airbus che ha provveduto a spargere nell’atmosfera, fra i 9.000 e 11.000 piedi (2.700 - 3.350 m) di quota, una tonnellata di cenere vulcanica proveniente dall’Irlanda (precedentemente opportunamente trattata ed essiccata come polvere di talco dall’Istituto di Scienze della Terra di Reykjavìk), simulando in scala molto ridotta quanto era avvenuto durante l’eruzione del vulcano Ejafjallajökull del 2010, che aveva per lungo tempo paralizzato i voli in tutta Europa.
Un altro aeromobile commerciale di Airbus con a bordo la tecnologia AVOID, un A 340/300, ha volato nei dintorni della nube cinerina così prodotta, rilevandola e misurandone le caratteristiche da una distanza di 60 km (32.4 NM).
Il sensore di AVOID avrebbe identificato la nube di cenere, inizialmente visibile anche ad occhio nudo dagli sperimentatori, ma presto dissipatasi, e ne ha misurato la densità, risultata essere della consistenza di 0,1 ed 1 g. per m², con concentrazioni comprese tra 100 e 1.000 µm (micromètri) per m, ovvero con una concentrazione [esclusivamente di polvere fina – ndr] simile a quella misurata durante l’eruzione del citato vulcano.
La nube artificiale così prodotta per il test aveva una profondità in altezza compresa fra 600 e 800 piedi (180-240 m) ed un diametro di 2,8 km.
La nube è stata attraversata da un piccolo aeroplano, un Diamond DA-42 dell’Università citata, che, opportunamente equipaggiato con i necessari sensori, ne ha a sua volta rilevato i parametri per confrontarli con quelli misurati da AVOID.
Fin qui la notizia.
Il progetto e la sperimentazione del sistema di rilevamento delle ceneri vulcaniche nasce nel 2012 dalla mente del dottor Fred Prata di Nicarnica Aviation (UK) ed utilizza tecnologia a raggi infrarossi, integrata a bordo dell’aeromobile, per fornire ai piloti la possibilità di individuare eventuali nubi vulcaniche vaganti nell’atmosfera anche in assenza di allerta meteo provenienti dagli appositi Centri di Ash monitoring costituiti nel modo. L’elaborato di tale rilevamento sarà presentato in immagini su di uno schermo, come attualmente avviene per le rilevazioni meteorologiche dei radar di bordo e ritrasmesse a terra ad appositi Centri di Controllo.
Le immagini della tecnologia di questo tipo promette di consentire ai piloti di vedere le nubi di cenere vulcanica fino ad un massimo di 100 km. (54 NM) di distanza, ad altitudini comprese tra 5.000 e 50.000 piedi (1.500-15.000 m).
Ciò dovrebbe consentire ai piloti di apportare i necessari aggiustamenti alla loro traiettoria di volo per evitare l’incontro con le ceneri vulcaniche con anticipo massimo di circa 7 minuti per gli aeroplani che volano a velocità di circa 800 km/h.
Insomma tutto il concetto del sistema è molto simile a quello dei radar meteorologici di bordo che sono installati su tutti gli aeromobili commerciali.
A terra poi, anche grazie le informazioni provenienti dagli aeromobili equipaggiati con la tecnologia AVOID, che potranno integrare le informazioni sulle eruzioni vulcaniche dei satelliti utilizzati dalla rete mondiali di avvistamento e di tracciabilità delle colonne di ceneri vulcani vaganti nell’atmosfera, si potranno costruire immagini accurate delle nubi di cenere vulcanica, utilizzando dati per l’aggiornamento delle cognizioni in materia in tempo reale.
Tutto ciò dovrebbe consentire di mantenere volabili vaste aree di spazi aerei che altrimenti verrebbero interdette alle operazioni di volo, con palesi vantaggi per il traffico aereo che non dovrebbe più dover patire interruzioni o divieti di volo.
Alcune doverose considerazioni:- Ecco, la tecnologia così presentata, sembra molto promettente, ma come tale va ulteriormente esplorata, certificata e resa vieppiù matura, attraverso esperimenti e test ben più estesi e probanti di quelli meritoriamente fin qui effettuati.
Sebbene sia doveroso tener conto del successo di questa prova, ma data la quota e l’area di dispersione ovviamente limitata utilizzata in questo esperimento il significato dev’essere considerato piuttosto limitato e sebbene la concentrazione di cenere nell’atmosfera sia risultata in breve tempo molto blanda, tanto da poter far rischiare l’attraversamento della nube da parte di un piccolo bimotore (con motori a pistoni), l’indubbio rilevamento effettuato fino ad una distanza di 60 km in aria chiara e in atmosfera non contaminata da eccessiva umidità, dovrebbe far riflettere sui rischi che questo esperimento sia ritenuto definitivamente probante.
Ecco perché mi chiedo perché far correre rischi al personale utilizzato a bordo del piccolo bimotore, quando sono esistenti quegli Unmanned Vehicles, in italiano identificati come APR, che scalpitano in tutto il mondo, promettendo meraviglie, perchè manovrati da terra senza far correre pericoli a piloti in carne ed ossa, che opportunamente equipaggiati con sensori, dovrebbero appunto essere adattissimi per effettuare questo genere di rilevamenti all’interno delle nubi di cenere vulcaniche. Però mi viene da chiedere se proprio tutti gli APR, per le loro caratteristiche costruttive, sarebbero in grado di penetrare nubi di cenere vulcanica magari occultate da vere nubi (magari temporalesche) come invece è già avvenuto in qualche caso nelle esperienze dell’aviazione commerciale.
Rimane comunque un fatto molto strano che proprio in questo caso sperimentale e relativamente facile non sia utilizzato qualcuno di quei “droni” dei quali si decantano meraviglie d’impiego senza rischi per gli esseri umani e poi non si usano quando servirebbero davvero ! 20 novembre 2013
data inserimento: Martedì 19 Novembre 2013